Completato con un 'dessert' a base di jogurt di soia (trovato in un pacco a sorpresa, quindi vegano per caso) cui ho aggiunto una melina a pezzi e un po' del mio 'champagne' di sambuco.
Ormai l'ho fatto e devo ingegnarmi per usarlo. Non mi piace il vino, e stavolta la mia creazione ha proprio sapore di vino. Sarà quasi mezzo litro, per me è una quantità enorme. Magari potessi ubriacarmi e distrarmi dalla sciatica, che mi sta facendo impazzire.
Ho smosso con gran fatica l'ultima mezza aiuola. Non ho vangato, solo smosso in qualche modo, poi passato il temibile ''roto tiller'' ma non avrei dovuto.
Lì ho trapiantato dei meloni a sorpresa, (quante sorprese, oggi) e, visto che le precedenti semine non sono andate a buon fine, un po' di cicoria biondissima di Trieste, parte autoprodotta e parte acquistata, fagiolini nani ritti di Olevano romano, qualche zucchina (non ricordo mai di fare una seconda semina, ora potrebbe essere tardi) e carote rosse.
Dalle semine precedenti ho ottenuto poco.
Sono nati giusto dei cavoli acefali senza nome, dove avevo buttato i semi di scarto (e che non sono in grado di trapiantare) e tantissima Chia (che non sono in grado di trapiantare).
Pensa come possono essere strane le limacce: da me, dove imperversano su tutto il resto, la Chia è l'unico semenzale superstite, e al 100%. Alla mia amica Luisa, le malefiche l'hanno divorata tutta.
Non potrò diradarla, almeno per il momento.
Spuntata qualche piantina di rucola dai semi avuti anni fa da un ex-corrispondente. Non sembrava nemmeno rucola, ma strofinare una foglia mi ha tolto ogni dubbio: odio la rucola.
Piantine nate dai semi 'brutti" del cavolo acefalo, gettati in terra perché acerbi, piccoli, ecc.
Rucola (o diplotaxis? Chi vivrà vedrà)
Luisa, guarda quanta Chia... neanche una foglia mangiata, incredibile.
Cavolo acefalo seminato intenzionalmente.
Meloni sconosciuti trapiantati in coppia. Ormai temo che non produrranno più nulla, ma dopo l'annientamento dei preziosi meloni rampeghin avevo dello spazio a disposizione e ci ho provato.
Il veganesimo è una delle patologie diffuse tra gli artificializzati urbani che si credono di essere erbivori.
RispondiEliminaUna delle patologie dell'ugualismo.
Vabbè, io non sono un caso grave. No, intendo dire: non sono così brava!
EliminaInfatti raramente mi capitano questi periodi casuali completamente vegetali, così li noto.
Ora mi capiterà di nuovo: causa sciatica ho ordinato la spesa on line e non mi hanno portato il formaggio. Ne farò a meno, per qualche giorno.
Io ammiro i vegani, ma solo quelli che amano allo stesso modo frutti, verdure, umani ed animali. Quelli che odiano chi non vive come loro, e si rallegrano se il covid uccide persone che avrebbero mangiato animali, miele e latte... questi non li amo e non li rispetto. Per usare un eufemismo, mi stanno antipatici.
Pensa che io mi infatuai di una vegana. Ne scrissi anche sul diario (categoria "ammasso armonico di contrasti")..
EliminaFortunatamente non successe nulla. Immagini che casini ad ogni pasto!? In vacanza!? Fuori con amici o in due!?
Il cibo, poi, è una mappa abbastanza fedele della sessualità, sono relativamente rare le eccezioni. Non sarebbe andata bene neppure a letto, temo.
Si, probabilmente non sarebbe stato facile. Certo non tutti i vegani sono fuori di testa, e non per forza l'amore deve essere facile.
EliminaA letto? Chi può dirlo! Magari non avendo a disposizione coperte di lana o di piuma, ed aborrendo tessuti e imbottiture sintetiche, contrarie alla natura e prodotte usando sostanze chimiche e generando inquinamento, ci si potrebbe scaldare in altro modo.