Mi sembrava irreale, l'atmosfera del primo gennaio.
La mattina di capodanno mi aggiravo tra le aiuole, tendendo l'orecchio, per captare quei rumori di sottofondo che di solito arrivano nell'orticello. Quel lontano brulicare che abitualmente udiamo senza rendercene conto, senza ascoltarlo, separandolo dai suoni vicini e reali, dai suoni che ci interessano, o magari ci indispettiscono, e relegandolo in un angolino remoto, dove si, lo percepiamo, ma discretamente, senza notarlo..
La mattina di capodanno mi aggiravo tra le aiuole, tendendo l'orecchio, per captare quei rumori di sottofondo che di solito arrivano nell'orticello. Quel lontano brulicare che abitualmente udiamo senza rendercene conto, senza ascoltarlo, separandolo dai suoni vicini e reali, dai suoni che ci interessano, o magari ci indispettiscono, e relegandolo in un angolino remoto, dove si, lo percepiamo, ma discretamente, senza notarlo..
Ecco, anche stamattina quel sottofondo non c'è. Non si sente assolutamente nulla provenire dalla strada Rivoltana alla mia destra, nessuno sferragliare di treni a sinistra, e non rintoccano campane lontane. In questo momento non si sente nemmeno l'eco di un'ambulanza, ma è cosa strana, presto lo sentiremo, perché in questa aria senza suoni, me sirene si sentono da molto lontano..
La cosa più inquietante è che, per qualche minuto, non si è sentito nemmeno il cinguettio di un uccello. Qui ci sono tantissimi uccelli. I loro canti risuonano già da prima dell'alba, e anche le persone con cui parlo al telefono si stupiscono nel sentire tanti cinguettii. Non sentire cantare gli uccelli è veramente strano, forse è stata proprio questa assenza a farmi notare quanto fosse profondo il silenzio.
Oggi ci è toccato proprio un sorprendente scherzo d'aprile. Un primo di aprile silenzioso come un primo gennaio, ma non postumo di festosi bagordi. Il silenzio é arrivato a poco a poco, crescendo di pari passo col crescere dell'angoscia. E lo scherzo non consiste in un pesciolino ritagliato da un foglio di quaderno, come quello che ci trovavamo appiccicato sulla schiena quando, dopo le insistenti risatine dei compagni di scuola, ci ricordavamo che era il primo aprile, e ci toccavamo le spalle.
Ora questo scherzo della natura -si spera che sia della natura- ci obbliga ad evitare tutti i contatti sociali, a stravolgere le nostre vite, a scappare alla vista di un essere umano che si avvicina, a mettere in lista mascherine anziché abiti o scarpe… e nonostante tutte queste precauzioni potremmo finire comunque con un virus, IL virus, nei polmoni.
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