Anche in italiano abbiamo le semivocali, ma possiamo tranquillamente ignorarne l'esistenza.
Infatti sono semivocali la I in fiume e la U in uovo. Siamo tutti in grado di leggere e scrivere "Fiume" e "Uovo". Anche chi non ha mai sospettato l'esistenza delle semivocali.
Le semivocali in Esperanto si pronunciano proprio come la I e la U italiane, ma sono più impegnative, perché si scrivono in modo diverso:
Ŭ e J
Hanno un ruolo importante nella pronuncia: l'accento di tutte le parole cade sempre sulla penultima vocale. Se J e Ŭ non sono vocali... automaticamente l'accento non può mai cadere su di esse, e non vengono mai contate come vocali.
Prendiamo un nome italiano: MARIA. In Esperanto si pronuncia proprio come in italiano:
M = consonante
A = Vocale ininfluente per quanto riguarda l'accento
R = consonante
I = penultima vocale
A = ultima vocale
Marìa
Con MARIO iniziano i problemi. La penultima vocale è una I, un esperantista lo leggerebbe MARìO. Scrivendolo con la J, Marjo, ogni esperantista lo sa leggere nel modo giusto.
M = consonante
A = penultima vocale
R = consonante
J = semivocale
O = ultima vocale
Una parola di cui è facile percepire il significato è AŬDI, che significa "percepire i suoni," ed è un verbo all'infinito.
Si legge àudi.
Il mio Nick in Esperanto si potrebbe scrivere Iaja o Jaja. Come fa il Signor UUIC.
Se volete, provo a trascrivere il vostro nome.
Infatti la jota ('j') è, in italiano, la i "semivocalica" o, come più speso indicata, "semiconsonantica".
RispondiEliminaJole, jodio, Jonio, Jaja (o Jaia? io direi che si tratta di ripetizione dello stesso fonema, Jaja).
Vedi? Non so scrivere nemmeno il mio soprannome.
EliminaIn Esperanto il risultato non cambia, perché la prima a sarebbe in ogni caso la penultima vocale.
In Italiano ormai resta iaia.